Libero G. Cordela (Bruno Gianni)
Elogio della bestemmia. Psicopatologia del turpiloquio.
Ilmiolibro.it Roma, 2009
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Per legittimare la bestemmia, Bruno Gianni parte da lontano, sottoponendo il lettore ad una relativamente ampia e dotta (ma quanto mai utile) dissertazione su taluni ben noti meccanismi psicologici agenti nello sviluppo della personalità. Ma tutto ciò va a indubbio vantaggio di una convincente esposizione della sua tesi di fondo, che non è (come potrebbe lasciare immaginare il titolo) la celebrazione di un argomento scabroso, ma piuttosto la comprensione del significato profondo di ciò che, provenendo dal profondo, è portatore di istanze liberatorie: ad esempio, lo svelamento dell’inganno cui è sottoposto il bambino, istruito a credere nella esistenza (di fatto non ‘falsificabile’) di immaginari super esseri (Dio, la Madonna, etc..).
Gianni non stravolge più di tanto le ordinarie interpretazioni psicologica e psicodinamica della crescita del ‘cucciolo d’uomo’; ma ne mette in risalto, in modo abbastanza originale, alcune caratteristiche. E ciò senza farne un libro ‘freudiano’, né anticlericale e meno che mai ateo. Perché ciò che attiene alla religione ed alla religiosità non può essere rifiutato semplicisticamente.
Per limitarci ai temi di nostro interesse, ciò che lui definisce ‘complesso divino’, e che la bestemmia smaschera, sembra comunque in qualche modo iscritto nella nostra stessa storia evolutiva, ed anzi sarebbe stato fondamentale, fino ad oggi, nel costituire e mantenere le società umane. Per questo non lo si può liquidare, a priori, come ‘irrazionale’, né definirlo un deliberato inganno culturale.
Un saggio accattivante, di agile lettura, inesauribile nel proporre argomenti generali e considerazioni personali, su cui ben riflettere; mai lontano da solide basi scientifiche. Sembra invero mancare di una adeguata parte propositiva; ma sicuramente l’intenzione non andava oltre una lucida e convincente disamina dei fatti, ovvero oltre l’analisi scientifica delle relazioni attuali fra gli umani ed i loro dei, almeno per come quest’ultimi vengono proposti dalle scritture sacre.
Appare ovvio supporre che nessun credente potrà mai accettare tesi e metodo di Gianni: anche perché, pur analizzando il rapporto ancestrale che sembra inevitabilmente legare gli umani alle loro tante divinità (varie quanto le culture che le hanno prodotte), egli chiude comunque le porte a qualunque trascendenza, a qualunque essere ‘altro’ che non sia capace di mettersi tangibilmente in contatto con noi.

Francesco D’Alpa

Pubblicato su: "L'Ateo" n. 68 (2/2010)