La costruzione di una apparizione mariana

A differenza di presunti prodigi fisici (come ad esempio l’impressione del telo sindonico, la lacrimazione di statue o la comparsa di stimmate), le ‘apparizione mariane’ sono racconti di esperienze assolutamente ‘soggettive’, da parte di uno o più cosidetti ‘veggenti’.
Tali apparizioni, in alcuni casi, vengono riconosciute come ‘autentiche’ dalla chiesa; ma solo a determinate condizioni, non riferibili ai soli veggenti, come esporrò limitandomi al caso più celebre, quello di Fatima, del quale esistono almeno due storie: quella nota subito dopo le apparizioni e quella raccontata decenni dopo. La prima è una cronaca semplice, che si distingue poco dalle ‘mariofanie’ più vicine, e presenta un elemento di assoluta novità nel solo ‘miracolo del sole’, decisivo nell’accreditarla come ‘autentica’. La storia di Fatima scritta in seguito è invece un racconto ‘meraviglioso’ i cui elementi sono stati aggiunti poco a poco, in base a ‘rivelazioni’ postume e a testimonianze tardive, la cui autenticità e sincerità resistono poco ad una seria analisi critica.
Non sarà mai sottolineato abbastanza il fatto che Lucia (la principale veggente di Fatima) non ha scritto le sue ‘Memorie’, né risposto ad interviste, per una spinta autonoma oppure obbedendo ad un ‘comando’ della Madonna, quanto piuttosto per venire incontro alle esigenze di alcuni suoi agiografi, dei quali ha poi personalmente controllato ed approvato parola per parola gli scritti: Galamba de Oliveira, Gonzaga da Fonseca, e soprattutto De Marchi.
Solo confrontando dettagliatamente tali testi si può ritrovare la traccia di un intenzionale processo di mistificazione.

Una storia semplice
La maggior parte delle pubblicazioni favorevoli a Fatima, scritte per lo più da religiosi fortemente coinvolti a vario titolo, segue la linea narrativa ed interpretativa ufficiale. Queste opere hanno diverse caratteristiche comuni: viene accettato tutto il racconto di Lucia, senza alcun problema di continuità e di congruenza fra la prima ed una seconda Fatima; raramente appaiono intenti di critica interna; le opinioni dei non credenti non vengono quasi mai riportate; si tace o si glissa sui punti deboli della storia; non viene mai proposta alcuna analisi in chiave psicologica e sociologica; quando opportuno, in occasione di successive edizioni, le vicende narrate vengono in parte modificate e reinterpretate.
Poche opere favorevoli alla veridicità delle apparizioni manifestano invece riserve sulla seconda Fatima o, all’opposto, propongono un’interpretazione ‘fondamentalista’ del suo messaggio.
Nel complesso, è piuttosto evidente come avvenga una continua riscrittura, soprattutto a livello ‘ufficiale’, sia del ciclo originario del 1917, sia degli apporti successivi, in ossequio alle più svariate esigenze politiche, sociali e pastorali. Ma, nonostante ciò, anche sulla base delle sole opere dei credenti a vario titolo, è possibile ipotizzare come sarebbero realmente andate le cose.
Il personaggio chiave è ovviamente, fin dall’inizio, Lucia, una pastorella di dieci anni, che all’epoca dei presunti fatti non sa neanche leggere, e la cui educazione si limita alla cura dei campi e del bestiame, al catechismo, ed alle prediche convenzionali e in buona parte terrorizzanti dei sacerdoti locali e dei missionari itineranti.
Lucia è particolarmente suggestionabile, e risente molto di quanto le accade intorno o percepisce: ad esempio una grave perdita finanziaria della famiglia determinata dai vizi del padre, o la guerra che anche da lontano fa sentire i suoi effetti. La religione diviene ad un certo punto il suo rifugio, fino al giorno in cui sostiene, assieme ai suoi più piccoli cugini Francesco e Giacinta, di avere incontrato la madonna; un evento che in questo primo Novecento, specie negli ambienti rurali, viene ritenuto assolutamente possibile, nell’immaginario collettivo.
La notizia di quanto sarebbe accaduto a Cova da Iria (come in luoghi vicini, in quegli stessi giorni) viene ascoltata da molti con interesse e commozione. Ed il 13 maggio 1917 segna l’inizio di una avventura, durante la quale il presunto incontro con la visitatrice si ripeterà altre cinque volte. I tre pastorelli divengono testimoni di qualcosa che nessuno vede o sente, ma che molti dichiarano di percepire in qualche modo. Nasce un fenomeno sociale che sin dall’inizio trasforma il luogo delle apparizioni anche in un palcoscenico di scontro politico.
La storia delle apparizioni di Fatima, all’inizio, ha due sole ovvie tematiche: la preghiera e la guerra; e tali resteranno per lunghi anni.
Durante e subito dopo le apparizioni la vita dei pastorelli e delle loro famiglie cambia drasticamente. Sono divenuti oggetto di interesse per fedeli, curiosi ed anticlericali. Qualcuno si interessa a loro per sfruttarli in favore del clero; altri per denigrare la credulità superstiziosa del popolino.
Ma sembra che si faccia ben poco per comprendere cosa era realmente accaduto (o se qualcosa di stupefacente era realmente accaduto) alla Cova da Iria e nella mente dei veggenti. Presto Francesco e Giacinta muoiono, come tanti in famiglia e nei dintorni, a causa dell’epidemia influenzale, e Lucia resta sola, con i suoi ricordi e le sue affermazioni, che mai più potranno essere confrontate con le testimonianze dei cugini. Tutti e tre sono stati interrogati più volte, sia pure con scarsa incisività, e quel poco che hanno riferito ha dimostrato ampie concordanze ma anche significative contraddizioni ed incertezze.
Qualche anno dopo, il nuovo Vescovo di Leiria-Fatima si interessa alla vicenda dei pastorelli. Ha le idee piuttosto chiare, ed offre innanzitutto un aiuto materiale a Lucia, sottraendola alla povertà del suo paese così come alla curiosità della gente. Egli sa che quella faccenda di Fatima può divenire molto importante, se opportunamente amministrata. Ma Lucia deve tenersi lontana,  mentre lui decide sul da farsi.
Nonostante cresca nella nazione l’allarme verso gli anticlericali, l’inchiesta canonica comincia solo dopo l’attentato massonico del 6 marzo 1922. Nel 1924 Lucia viene interrogata ufficialmente: conferma quello che già si sa e torna nell’isolamento del convento di Vilar. La Chiesa non ha più bisogno di questa giovanetta che non ha altro da dire, e verso cui è grata per avere sollecitato il fervore religioso nel popolo.
Nel 1925 la vita di Lucia, fino ad allora semplice ospite in un convento, cambia drasticamente. La nuova superiora, entusiasta di Fatima, ottiene la rimozione di molti divieti, quale quello di accennare personalmente a Fatima con la veggente, che da questo momento viene presa da un vero e proprio fervore religioso. Legge fra l’altro la “Storia di un anima” di Teresa di Lisieux, e in breve decide di diventare religiosa, anche per imitarla. Nel 1926 viene accolta nel convento di Tuy come novizia. Ma restano su di lei gli obblighi dell’anonimato e del silenzio sulle apparizioni; è esclusa da ogni partecipazione diretta a ciò che accade nel mondo esterno; e può incontrare sua madre solo in due occasioni, con mille precauzioni, e ancora senza poter parlare di Fatima.
Mentre a Roma Pio XI manifesta qualche segno di approvazione, l’inchiesta del Vescovo non è sollecita come ci si attenderebbe, in quanto la situazione politica non appare la più propizia. Fatima inizia comunque la sua metamorfosi, adattandosi ai mutamenti politico-sociali.

Ampliamento e riscrittura
Con l’ascesa al potere di Salazar il processo canonico si accelera, per concludersi favorevolmente nel 1929, a dittatura consolidata. Ma già prima di qualunque approvazione, sui luoghi delle apparizioni è ben avviato il loro sfruttamento economico: sono già stati costruiti i primi edifici ad uso commerciale, per un flusso crescente di pellegrini e di autorità politiche e religiose.
Il successo di Fatima colloca Lucia su di piedistallo da cui non scenderà più; l’apparizione (o la nascente mitomania dell’apparizione) diventa il suo pensiero dominante se non esclusivo. Tutto quanto le gravita intorno rafforza le sue convinzioni; i religiosi che la interrogano evitano bene di farle domande imbarazzanti, e guardano alle concordanze fra il messaggio e gli eventi socio-politici piuttosto che alle contraddizioni.
Nel 1927, appena trasferita in Spagna, dove pronuncia i primi voti, Lucia ha subito un’altra apparizione in cui la Madonna le parla della necessità di una ‘Devozione al suo Sacro Cuore’, che diventerà la sua battaglia; e per qualche anno resta ancora saldamente focalizzata sui soli temi religiosi. Ma con l’affermarsi della dittatura di Salazar e con il crescere del controllo clericale sul Portogallo, i tempi sono maturi per una decisa svolta politica nel messaggio di Fatima.
La consegna del silenzio all’interno della comunità religiosa viene interrotta nel 1934, allorché Lucia viene ammessa ai voti perpetui a Tuy. In questa occasione, la vengono a trovare i familiari ed il Vescovo di Leiria, che presiede la cerimonia. Il mondo può tornare ad interessarsi direttamente di lei!
La dittatura approfitta della crescente capacità di mobilitare le masse nel nome di Fatima, e la Chiesa ha il proprio utile nel supportare il regime. Lucia contribuisce a questa alleanza, scrivendo le sue due prime Memorie, con le quali arricchisce la fino a qui scarna cronaca delle apparizioni, attribuendo ai due cugini un certo ruolo, di cui non si era mai saputo nulla, nell’apparizione.
Lucia non è, come ella stessa si descrive, all’oscuro di quanto succede nel mondo, e non aspetta che il solo Dio le comunichi ciò che vuole. A Roma è stato lanciato da tempo l’allarme contro il comunismo, che culmina nell’Enciclica ‘Divini Redemptoris’ del 1937. Parallelo a questo documento è l’allarme lanciato dall’episcopato portoghese con le pastorali del 1935 e 1937, che invocano protezione per il paese dal pericolo del comunismo. Lucia interviene attivamente a fine 1937 con la Seconda Memoria, in cui il sotteso antirepubblicanesimo della Madonna del 1917 diviene implicito nazionalismo, grazie all’introduzione nel ciclo apparizionario della figura (in realtà non nuova nel panorama religioso nazionale) dell’Angelo del Portogallo ed alla citazione esplicita della protezione da lui promessa alla nazione, tramite i pastorelli, in virtù delle preghiere. Tutto ciò si trasformerà in palese anticomunismo con la Terza Memoria; ma il tema della Russia, diviene oggetto di una vera e propria crociata che vede in Lucia la messaggera del cielo ed in Salazar (‘intellettuale organico’ della Chiesa’, quanto Franco sarà era il ‘militare beato’) il salvatore dal comunismo. Nostra Signora di Fatima si identifica sempre più con Nostra Signora del Fascismo o Nostra Signor di Salazar.

L’utilizzo politico locale
Nel pieno della guerra civile spagnola, l’inedito nuovo messaggio circa la Consacrazione al Cuore Immacolato di Maria è più politico che religioso; va ben oltre le tematiche del suo modello, ovvero la ‘Devozione al Sacro Cuore di Gesù’ introdotta da suor Maria Alacoque. La curia si compiace. E Lucia, pur non essendo una mistica, comincia a scrivere come una mistica; rielabora quella parte della storia di Fatima che è più lontana dalle tematiche socio-politiche; e comincia a parlare di improbabili profezie della Madonna. Quando parla della predizione sulla morte prematura di Francesco e Giacinta nulla lascia comunque intendere che possano esistere degli ulteriori ‘segreti’.
Nonostante la inattesa ‘novità’ delle sue rivelazioni, in realtà Lucia non afferma sostanzialmente alcunché di nuovo; di fatto riprende un argomento che già da tempo interessa gli uomini di Chiesa. Si conforma ad un processo già in corso e che non dipende da lei. La stessa entrata nel Carmelo, in fondo, poteva essere vista come gradito adattamento ad una prospettiva di vita soddisfacente, piuttosto che come espressione (se non piuttosto ingenua) di aspirazioni religiose.
Nel frattempo il clero portoghese attribuisce lo scampato pericolo di una guerra civile alla consacrazione della nazione alla Madonna di Fatima, fatta nel 1936.
L’operazione politico-religiosa giunge al culmine nel 1941, quando il Vescovo chiede a Lucia di scrivere ancora sulla cugina Giacinta. L’Episcopato ha da poco lanciato la sua nuova pastorale sui pericoli della guerra che travolge il mondo; per cui non potrebbe esservi migliore occasione per mettere in campo improbabili segreti (collegati in seguito alla apparizione del Luglio 1917, sulla scia di una poco credibile testimonianza). Per dare enfasi e verosimiglianza al suo improbabile racconto, Lucia non esita a citare quale segno premonitore l’aurora del 25 gennaio 1938, ponendola a suggello celeste dell’annuncio della calamità punitiva che stava per colpire l’umanità. In realtà, se così fosse stato davvero, il mondo intero sarebbe rimasto, proprio per colpa di Lucia, ancora per oltre tre anni del tutto ignaro del significato del segno e dei modi in cui avrebbe potuto evitare la guerra: la più vistosa fra tutte le incongruenze di Fatima. Ancora una volta, in pratica, Lucia è più che sollecitata a scrivere su Fatima e obbedisce generosamente, inventandosi un altro bel pezzo di favola.
A questo punto, Fatima assume in pieno lo status di apparizione profetica, nel senso sia di effettiva profezia che di apparizione convalidata da profezie: non solo quella sulla guerra, ma anche quella sulla morte prematura di due dei veggenti, tema fino ad allora supposto dagli apologeti, ma non ancora confermato per iscritto da Lucia.
Ma tutto ciò non sembra ancora soddisfare il narcisismo della veggente, che lancia l’avviso di un ulteriore segreto non rivelato. La curia freme di sapere, ma lei è titubante e per mesi recalcitra; infine si convince a scrivere qualcosa, sentendosi vicina alla morte. Come sempre, attribuisce alla Madonna un ordine o un consenso a scrivere, ma ora deve proporre qualcosa di veramente nuovo, ed allora inventa una profezia criptica (o meglio, ingenua), destinata al silenzio fino alla sua morte (il cosiddetto ‘Terzo Segreto’), affinché sia esentata dal compito di spiegarne il contenuto ed il senso.

Cambiamenti di strategia
Nel dopoguerra, Fatima diviene strumento fondamentale per la Chiesa, nella sua strenua lotta al comunismo. Il suo messaggio iniziale, localistico e limitato ai soli temi della penitenza e della pace, orientato come tutte le mariofanie dell’Ottocento alla edificazione di un luogo di culto locale, viene sopraffatto dalle tematiche politico-religiose.
Nonostante la segregazione in convento, Lucia vuole comunque restare protagonista, e propone con insistenza una personale costruzione di Fatima; ma con sempre minore successo, a causa della clausura e dei divieti di comunicazione cui è sottoposta. Per questo, di fronte alla resistenza istituzionale, è costretta a compromessi, giustificati con traballanti argomentazioni. Così, cerimonie di Consacrazione prima ritenute non valide vengono a posteriori ritenute efficaci, perché la storia (ad esempio la caduta del comunismo) rende ciò verosimile agli occhi dei credenti, il cui consenso rafforza ancora una volta l’autoinganno della veggente.
Con l’avvento di Giovanni Paolo II, fatimista per eccellenza, la vicenda della ‘Consacrazione della Russia’ si ingarbuglia. Vengono compiuti due atti ritenuti non validi da Lucia, poi un terzo che, pur senza aggiungere alcunché di veramente nuovo, viene dichiarato valido a posteriori, ad avvenuto crollo del sistema comunista.
Infine giunge il momento atteso da decenni, la rivelazione del presunto ‘Terzo segreto’, del quale Lucia sottoscrive l’interpretazione datane dalle gerarchie vaticane. Anche in questo caso, comunque, il rapporto fra la veggente e la Chiesa si dimostra problematico. La Chiesa da un lato la ignora o perfino la osteggia; dall’altro trova artifici teologici per servirsene, sia sul versante della spiritualità, sia soprattutto a fini pubblicistici e commerciali. L’apologetica media questo difficile rapporto fra la veggente e l’istituzione, lavorando sui materiali di Lucia (che per decenni non sono neanche conosciuti nella loro versione originale): esaltando, nascondendo, aggiustando quanto conviene o non conviene; con palesi forzature, che una attenta analisi mette impietosamente a nudo.

Una vicenda esemplare
La storia di Fatima, abbastanza complessa, ha un significato particolare, essendo (accanto alla consimile di Medjugorje) la più documentata e la più trattata per decenni, fra tutte le apparizioni mariane, anche a causa della lunga sopravvivenza di Lucia.
Essa interessa in primo luogo i religiosi ed i credenti; ma offre innumerevoli spunti per quanti, rifuggendo dalla classica elaborazione romanzata, intendano conoscerla negli aspetti storici, politici, folkloristici, psicologici. Se il canovaccio di Lucia, per molti aspetti antievangelico, ha potuto reggersi per decenni, i motivi vanno ricercati non nel presunto fenomeno in sé o nel suo insulso messaggio, ma in complessi fattori contestuali alle apparizioni o sopravvenuti in seguito. In tal senso quella di Fatima è una costruzione sociale, come altre similari; per motivi opposti, apparizioni di diverso stampo non sono state invece accolte dalla chiesa, sulla scorta di un principio di utilità ed opportunità.
Fatima, infatti, si inserisce perfettamente, con le sue imitazioni ed analogie, nello specifico percorso mariofanico, iniziato alla metà circa del secolo precedente con le apparizioni di La Salette e poi di Lourdes; ed ha un forte potere fascinatorio, perché ingloba concetti già ben presenti nella coscienza religiosa del tempo. In queste mariofanie della antimodernità esiste uno schema comune (che gli apologeti pretendono sia un ‘piano’ di Maria) che rafforza alcune strutture di base della religiosità: c’è una proposizione di temi in un rapporto ed in una successione prevedibili (ad esempio: peccato, guerra, inferno; preghiera, penitenza, premio); c’è una promessa finale di salvezza; c’è l’intervento decisivo di un ‘deus ex-machina’, come nella tragedia greca.
Come tutte le mariofanie collegate, potremmo considerare Fatima una apparizione ‘conservatrice’, addirittura ‘reazionaria’, che comunque si allontana successivamente da questa linea interpretativa durante la sua metamorfosi. Certamente non si tratta di una apparizione profetica, come sostiene la Chiesa, né si può pensare che la storia del Novecento coincida con quella qui schematizzata; è semmai palesemente vero l’opposto, ovvero che Fatima è stata costruita, a volte ingenuamente, altre volte maliziosamente, ma sempre con inesauribile tenacia, attorno alla grande Storia del Novecento.

Francesco D’Alpa

Pubblicato su: "L'Ateo" n. 70 (4/2010)