Nando Tonon
Elogio dell’ateismo
Edizioni Dedalo, Bari, 2009
Pag. 240. Euro 16.00
ISBN 978-88-220-6306-9

Nel mare magnum della letteratura antiapologetica ed anticlericale, quanto mai varia per livore e qualità argomentativa, questo saggio si distingue, già nel titolo, come oasi di pacata e matura riflessione sui grandi temi della vita e del vivere; elogio della bellezza e responsabilità del vivere, prima che accusa contro i mali delle religioni; non distaccata saggezza senile, come l’età dell’autore potrebbe suggerire, ma partecipazione attenta al quotidiano, inno alla vita quale è e per come andrebbe vissuta, senza vane illusioni né ingiustificate rinunce. Se è vero che la letteratura religiosa ci ha abituato (ed ha assuefatto i suoi estimatori) al genere cosiddetto devozionale, ovvero ad una spesso sterile celebrazione dell’approccio sentimentale al sacro spinto fino ad un morboso totale abbandono ad un dio percepito nelle proprie carni (ovvero alla negazione più o meno radicale del mondo reale), testi come questo ci riportano ad una giusta dimensione di valori e ad un equilibrato apprezzamento della natura, da capire ma senza sacri misteri.
Purtroppo, come più volte sottolinea l’autore, questa conquista è il frutto di una lotta, simile a quella di un esploratore che si apre la strada nella giungla a colpi di macete, liberandosi dalle sterpaglie, ovvero dai condizionamenti, dagli insegnamenti che ne hanno forzato in senso ‘religioso’ lo sviluppo, fin dalla più tenera infanzia. Riuscire in questa impresa di decostruzione del sacro è atto eroico, per il peso della lotta da sostenersi con la maggioranza degli altri (familiari, insegnanti, preti) più o meno acquiescenti ai dettami della religione dominante; ma soprattutto è atto di conversione, nel senso stretto della parola, in quanto riformulazione del proprio essere nel mondo, e ridefinizione di un senso pratico del vivere, libero da ipoteche soprannaturali). Accettare la propria realtà finita e prendere atto dell’inesistenza di Dio non sviliscono l’uomo, piuttosto accrescono il nostro senso di responsabilità verso gli altri e verso la natura, di cui apprezziamo più compiutamente l’essere parte. Come nella Grecia olimpica, unico premio ai nostri meriti può essere la memoria consegnata ai nostri successori, non l’egoistica e mercantile ricompensa di un aldilà forgiato in funzione dei nostri desideri.
Fra i temi affrontati nel volume, appare prioritario il cosiddetto problema dell’esistenza di Dio, ultimamente tornato in auge, pur in tutta la sua inconsistenza. Che infatti non esista alcun dio, fra quelli descritti dalle varie religioni, lo dimostra già la varietà inconciliabile delle sue rappresentazioni. Specifica caratteristica di questi dei è piuttosto la loro apparente rispondenza a certi bisogni umani, soprattutto di sicurezza e di gratificazione. Ma non esiste, se  non negli esercizi dialettici dei teologi, prova alcuna dell’esistenza di qualcuno di essi, che operi nei modi descritti, regolando il mondo a proprio arbitrio. L’immagine infantile interiorizzata di un padre onnipotente ed una erronea interpretazione della causalità fisica bastano a spiegare come sia nata in epoche arcaiche l’idea dell’esistenza di un principio agente sovrannaturale dotato di intenzionalità; credenza perpetuata in ogni società in virtù della innata propensione umana a ‘credere’ in (ovvero ad adeguarsi a) certe rappresentazioni collettive tradizionali, per quanto viziate da errori e pregiudizi, dei quali si fa forza chi non vuole  aprirsi ad una lettura oggettiva del reale.
Al lettore il piacere di avventurarsi fra i numerosi e interessanti temi trattati (dal libero arbitrio alla presunta esistenza dell’anima; dal silenzio di dio ai miracoli), cogliendo infine il convincente incoraggiamento ad esprimere al meglio le potenzialità umane, visto che la nostra anima è fatta (ovvero noi siamo fatti) giusto per questo e non per altri mondi.             

Francesco D’Alpa

Pubblicato su: "L'Ateo" n. 65 (5/2009)