La chiesa che mente
di Karlheinz Deschner
Massari Editore, 2001
Pag. 160, Euro 11.36

Grazie all'impegno divulgativo dell'UAAR ed a quello personale di Luciano Franceschetti, che ne ha curato la traduzione, la biblioteca degli anticlericali italiani si può fregiare di un nuovo prezioso contributo, a circa dieci anni dall'edizione originale.
Al primo approccio, le argomentazioni di Deschner, di cui sono noti l’accuratezza nella ricerca storica ed una certa asprezza espositiva, possono produrre quasi una sorta di istintivo rifiuto, sostituito comunque nel prosieguo della lettura da una motivata e convincente presa d'atto di quale insieme di menzogne supporti questo immenso apparato, la Chiesa cattolica, che da quasi due millenni governa le coscienze di miliardi di individui: fatto per molti psicologicamente appagante, ma certamente non legittimo. Con argomentazioni obiettive e stringenti vengono scardinate le convinzioni di chi ritiene di potere giustificare anche razionalmente i motivi profondi della sua adesione, spesso cieca o semplicistica, alla fede ed alla prassi cattolica; ma vi sono ampi spunti di riflessione anche per chi, da credente, è disposto a liberare il proprio pensiero da perniciose menzogne ed assurdità.
L'esplorazione di Deschner avviene per temi, solo in parte coincidenti con il divenire storico del cristianesimo, a partire da quell’uomo, autoproclamatosi e creduto figlio dell’unico e vero Dio, la cui esistenza è altrettanto indimostrabile della non esistenza, tanto l'incerto racconto dei suoi pochi anni di vita pubblica è stato precocemente e sistematicamente sovrascritto dai miti sulla sua predicazione e sui miracoli. Quanto più nei secoli ci sia allontana da questa nebbia del primo cristianesimo, contingente ed apocalittico, tanto più ci si addentra in un movimento istituzionalizzato, instancabile forgiatore di un nuovo e più contingente messaggio; che fa profitto della paura della morte, dell'illusione in una salvezza ottenuta con l'adesione alle regole del culto, del disprezzo per l'irreligiosità e dell'incessante autocelebrazione fatta dai suoi vigilanti e depositari, più che pensare al Dio che si afferma di amare; fino all’imposizione dogmatica dell'infallibilità papale, forse non a caso coincidente con la perdita storica del potere temporale, vero propulsore della istituzione, sin dal dissolversi della forza unificatrice civile ed ideale dell'impero romano, a cui si è sostituita.
I temi scelti da Deschner sono in qualche modo legati ai momenti fondanti della fede in Cristo ed ai temi costitutivi della pratica sacramentale: chi era o non era Gesù e come fu trasformata la sua immagine ad opera di Paolo; come e perché i riti del paganesimo vennero in parte assimilati in altri sostanzialmente equivalenti; e soprattutto come confessione, penitenza ed indulgenza, apparentemente pratiche di culto e di riappacificazione con la divinità, giustificarono e sostennero, soprattutto per mezzo di un incessante esborso di denaro, una casta egemone ed un apparato capillare ed oppressivo, fortemente votati, in gran parte, ad ideali ben più terreni.

Francesco D’Alpa

Pubblicato su: "L'Ateo" n. 28 (4/2003)