“Mai più Fátima, di Mario De Oliveira”.
Padre Mario De Oliveira, sacerdote portoghese della diocesi di Oporto, è un cattolico fuori dagli schemi; già perseguitato ed imprigionato dalla polizia fascista di Salazar, scomunicato e senza parrocchia, sostenitore della Teologia della Liberazione e del diritto alla indipendenza dei popoli, dal 1975 si è dedicato alla saggistica ed al giornalismo ed è direttore del giornale cattolico “Fraternizar”
Poco tempo dopo avere partecipato ad un programma televisivo, nel corso del quale aveva contestato apertamente le presunte apparizioni di Fátima, tema sacro per eccellenza in Portogallo (suscitando per questo motivo immediate critiche e polemiche negli ambienti cattolici), ha pubblicato nel 1999 il libro "Fátima nunca mas" [1] (divenuto subito un caso editoriale e giunto in meno di un anno a ben nove edizioni), nel quale sono raccolte tutte le sue tesi contro quella che senza mezzi termini ha definito una franca "superstizione".
Secondo questo autore, le folle che giungono ogni anno a Fátima, soprattutto durante il mese di maggio, esprimono non una manifestazione di fede, ma piuttosto di paganesimo; nel loro animo infatti non c'è l'immagine del Dio evangelico, ma quella degli Dei dei miti classici, che potevano disporre a loro capriccio degli uomini, utilizzando i loro poteri magici; questi fedeli non desiderano valorizzare la loro fede, ma compiacere questo Dio umanizzato.
Padre De Oliveira, come molti altri oppositori in tutto o in parte di Fátima, tiene a precisare chiaramente che il suo intento è fondamentalmente quello di recuperare il vero messaggio evangelico, di cui riconosce la piena validità, che secondo lui non è affatto presente nel libro più importante su Fátima: le “Memorie” di Suor Lucia; perché "il Dio che lì si annuncia e rivela non ha nulla a che vedere con il Dio rivelato da Gesù di Nazareth"; si tratta invece di "un Dio sanguinario, che si compiace della sofferenza di innocenti, un Dio che crea l'inferno per castigare quelli che non vanno a messa la domenica o che dicono parolacce, un Dio peggiore di alcune sue creature". Il Dio di Fátima è un Dio anacronistico, che riunisce tutto quello che vi è "di peggio" nella tradizione della Chiesa cattolica. La cosiddetta rivelazione di Fátima non è affatto un messaggio genuino dettato ai tre pastorelli, ma un compendio ed una cassa di risonanza delle dottrine contenute in un libro ampiamente diffuso all'epoca delle presunte apparizioni, la “Misión Abreviada”; la Chiesa Portoghese avrebbe accolto strumentalmente le affermazioni iniziali dei tre pastorelli e quelle più tardive della sola Lucia, appropriandosi di tutta la vicenda, iniziata non a caso nel momento in cui era venuta a rompersi in Portogallo, dopo otto secoli, l'alleanza fra potere politico e potere religioso, in conseguenza della rivoluzione repubblicana che aveva rimosso la monarchia.
Molti elementi del racconto di Suor Lucia, sarebbero pienamente giustificabili, conoscendo bene la realtà dei luoghi e del periodo delle apparizioni: una antica credenza popolare immaginava, ad esempio, che alcuni frequenti fenomeni luminosi locali fossero manifestazioni di Angeli; ed ancora, spesso si tenevano in quella regione degli spettacoli in cui i popolani erano chiamati a rappresentare le parti della Madonna o dei Santi. Questi ed altri elementi, uniti alla suggestione ed all'isolamento vissuto durante le giornate di lavoro in campagna, portarono probabilmente i tre fanciulli a fantasticare su cose che erano ben presenti nella mente di tutti gli abitanti di quella regione; prova ne è infatti che per diversi anni i 'messaggi' di Fátima non apparvero per nulla originali. Il clero cattolico cominciò invece a dargli rilievo ed a divulgare le testimonianze sulle apparizioni solo dopo il 1930, alcuni anni dopo che il colpo di stato di Salazar aveva istituito il regime fascista della cosiddetta "Salvezza Nazionale", strettamente legato alla Chiesa Cattolica. Fu a quel punto che cominciò in effetti la vera invenzione, o meglio la reinvenzione, di Fátima, una storia del tutto diversa da quella che era stata diffusa fino ad allora. Per fare questo il clero locale non si fece scrupolo di approfittare del voto di obbedienza fatto da Lucia, che la metteva ampiamante al sicuro da eventuali sviluppi inattesi della vicenda.
Padre De Oliveira ha anche il sospetto che le “Memorie” potrebbero non essere del tutto opera originale di Lucia, o che perlomeno potrebbero essere state ritoccate da qualcun altro; leggendole, ha l'impressione che la veggente viva in un delirio permanente, che certamente richiederebbe un trattamento psichiatrico; non si può in alcun modo pensare che sia una messaggera del Dio evangelico. Ed il contenuto dei cosiddetti “segreti di Fátima” deriva interamente dalla predicazione religiosa in vigore in quegli anni.
I due cugini di Lucia sarebbero stati uccisi non solo dalla malattia che li colpì ma soprattutto dalla prostrazione fisica a cui arrivarono in seguito ai loro sacrifici ed alle privazioni alimentari cui si sottoposero, che li resero molto più vulnerabili alle malattie.
Il terrore provato dai tre pastorelli, secondo questo autore, non originava dalla guerra, che era troppo lontana per essere percepita nella sua crudezza dai contadini di uno sperduto paesetto rurale, ma piuttosto dalla catechesi familiare e parrocchiale, che produceva "un genere di terrore non meno intenso, né meno nefasto e criminale. Perché incide sulla coscienza delle persone, specialmente i bambini, indifesi e carichi di sensibilità, disposti a credere in tutto quello che dicono gli adulti, padre e madre, ed anche vescovi e parroci, le cui parole erano miticamente ascoltate ed applicate, come se si trattasse della stessa volontà di Dio presente in mezzo al popolo".
Il terrore del peccato e dell'inferno fu una costante nella vita dei tre pastorelli, completamente in balia di una mistica di morte e sacrificale; per cui non deve apparirci oggi così strano che alla fine, anche perché debilitati da una salute malferma, sperassero di andare in cielo il più presto possibile, liberandosi dalle tante sofferenze.
La Madonna venuta dal Cielo, anziché consolare i tre bambini e spingerli ad apprezzare di più la vita, li avrebbe terrorizzati ancora di più. Secondo Padre De Oliveira, è sbagliato definire Fátima come 'manifestazione della fede', laddove è invece semplicemente una 'manifestazione religiosa', il ché non è proprio la stessa cosa. Dobbiamo inoltre domandarci quale sia il Dio che viene invocato in quel Santuario, così come in qualunque altro; giacché le visioni di Dio che ci sono trasmesse dalle Sacre Scritture sono molteplici, quasi si riferissero a divinità diverse, ognuna delle quali accetta dall'uomo atteggiamenti e pratiche assai diverse e spesso contrastanti: Dio è secondo i diversi momenti buono, oppure giustiziero, assassino, oppressore, sadico e più volte chiede agli uomini di prenderlo a modello; questo Dio convive con un altro Dio che invece promuove la vita, che non genera e non richiede vittime.
Nella catechesi di Fátima, anziché trovare un Dio che viene come compagno e padre e con il cuore di una madre, a consolare le sue piccole creature, scopriamo un Dio intrinsecamente perverso, che pretende lui di essere consolato dagli uomini, che gli si debbono immolare. Sin dalla prima apparizione a Fátima, questo Dio, tramite la Madonna, avrebbe chiesto ai tre bambini di sacrificarsi, e loro accettarono, essendo forgiati ad obbedire sempre.
Il vero Dio cristiano è ancora presente, nella nostra società, solo in quella parte della Chiesa che ha custodito il significato ed il valore del messaggio liberatore del Vangelo; e non basta seguire una determinata pratica religiosa o obbedire ad un certo clero per dire che si è in relazione con questo Dio.
Così la Chiesa, che non ha saputo evangelizzare Fátima, si è appropriata sacrilegamente del fenomeno religioso che ne è derivato. Ma liturgia ispirata da Fátima, tipicamente sacrificale, appare assolutamente ripugnante, un vero insulto a Dio ed è una delle cause che hanno portato alla crescita dell'ateismo nel mondo.
La beatificazione dei due pastorelli già morti, Francesco e Giacinta, è stata possibile solo perché sollecitata da un Papa fatimista, in età oramai avanzata. Nessun altro Papa avrebbe compiuto questo gesto di elevarli agli onori dell'altare, assolutamente ingiustificato in base alla documentazione raccolta, e che ha iniziato a trasformarli da persone storiche in immagini idolatrate, che alla fine fungeranno da amuleto.
Il bilancio di Fátima, dopo oltre settanta anni, è che 'questo' Dio avrebbe affidato un importantissimo messaggio a due fanciulli che debbono morire presto, senza rivelarlo, e ad una terza che sopravvive esclusa dal mondo e da una vita normale, e che scrive attingendo ad una teologia immorale ed assolutamente agli antipodi di quella genuinamente cristiana, solo per obbedire a degli uomini che si attribuiscono una illecita autorità su di lei. Per questo è oramai giunta l'ora di cambiare strada: accogliendo Dio, piuttosto che creando inferni per i peccatori.
La Chiesa, secondo De Oliveira, non dovrebbe permettere fenomeni come quello di Fátima, che rientrano nella sfera del turismo anziché in quella del religioso; un vera multinazionale della fede, che come un'Idra mitologica si espande al di fuori del Portogallo, si riproduce e si reinventa continuamente. La critica di Padre De Oliveira è contro una gerarchia che si preoccupa soprattutto del suo potere, che ha trasformato la fede in una dominazione.
Egli crede inoltre che nessuna apparizione, in nessuna parte del mondo, potrà mai fare parte del vero messaggio cristiano: sicchè la sua preghiera è questa: "Signore, liberaci dal Dio di Fátima!".
Riferimenti:
[1] De Oliveira M.: Fátima nunca más. Editora Campo das letras, Oporto, 1999. Il libro è disponibile solo in lingua portoghese. Le informazioni e citazioni di questo articolo sono estratte da materiale originale dell'autore, reperibile su Internet.