Presi dalla rete
di Francesco D'Alpa

I luoghi della cultura e dell'incontro

Nell'epoca digitale, la cultura immateriale non si conserva più, o solo, nei sacrari tradizionali: le biblioteche. Se ne può fruire ovunque ed in ogni momento. L'era dell'accesso può e deve diventare l'era della fruibilità più completa di tutto per tutti; perché ogni opera può essere considerata prodotto dell'umanità intera. 
Questo mutamento nella logica di fruizione richiede uno smisurato sforzo di digitalizzazione di tutto il materiale esistente, impresa non impossibile, ma certamente non vicina. Ci si aspetterebbe di riscontrare nel lungo termine un sostanziale aumento della fruizione culturale; ma questa speranza non ha un fondamento razionale, poiché la distribuzione di risorse in Internet e tramite Internet, così come la distribuzione di ogni altra risorsa mediatica, non segue le leggi della qualità ma quelle della commerciabilità; e come nel mondo reale, i contenuti di consumo più immediato e ludico tendono a prevalere. 
Al di là dei benefici del contatto in rete con le istituzioni culturali, e le biblioteche in particolare, è possibile che ciò ne riduca ulteriormente la frequentazione, già fortemente penalizzata dal processo di proletarizzazione e distorsione dell'informazione e dall'indubbio abbassamento di qualità, operato dall'invasione della televisione. C'è il rischio concreto che tali istituti possano divenire semplici depositari di un immenso patrimonio bibliografico ed abdichino al ruolo di centri propulsori di cultura, e che la perdita della separazione fra gli spazi della quotidianità e quelli del "Sapere" ne determini l'adulterazione da parte della non cultura. 
Secondo la "medium theory"[1], i media non sono soltanto dei contenitori passivi o dei semplici mezzi di trasporto dell'informazione, ma piuttosto degli ambienti in cui si svolgono delle interazioni; dunque essi tendono a creare delle "comunità tecnologicamente strutturate", mutando i paradigmi sociali. I media elettronici segnerebbero la nascita della società postmoderna, così come la stampa aveva segnato il passaggio dalle società tradizionali a quelle moderne. [2] 
Le aree di incontro su Internet somigliano in qualche modo a quelle conversazioni in treno in cui ci si dice molto e di tutto, ma alle quali non segue alcunché di concreto, perché per lo più ci si lascia senza neanche scambiarsi i nomi. In questi casi ci si trova come in uno stato di "parziale sospensione della coscienza", in cui si allentano i legami con il quotidiano e si accelera lo scambio di confidenze.[3] Il parlare resta comunque uno dei cardini dell'essere parte della comunità, mantiene il legame fra le generazioni, trasmette esperienza, saggezza, consigli pratici e ci consente di scoprirci per quello che siamo. 
Le nuove tecnologie (con le chat, l'e-mail, i telefonini, i WAP) hanno indotto ad un revival della conversazione sia fra singoli che all'interno delle comunità virtuali, che tuttavia non comprende, secondo le interpretazioni più pessimiste, uno dei requisiti essenziali dell'era pretecnologica: il confronto connesso ad una diversa esperienza del mondo. È del tutto evidente che, nell'epoca tecnologica, gli argomenti, le forme della comunicazione, le stesse parole adoperate sono sempre più identiche ed universali: "chi ascolta finisce coll'ascoltare le identiche cose che egli stesso potrebbe tranquillamente dire, e chi parla dice le stesse cose che potrebbe ascoltare da chiunque".[4] Il parlare diviene così assolutamente superfluo; il comunicare non rappresenterebbe altro che una celebrazione dell'abolizione delle differenze fra gli uomini. 

Note

1) Meyrowitz J.: Medium theory. In: Crowley D., Mitchell D. (a cura di) Communication theory today. Cambridge, Polity, Press. 1994

2) Cfr.: Eisenstein E.: The printing revolution in early moderne Europe. Cambridge, Cambridge University press, 1983. Trad. it.: Le rivoluzioni del libro. L'invenzione della stampa e la nascita dell'età moderna. Bologna. Il Mulino, 1995; McLuhan M.: The Gutember galaxy: the making of typographic man. Toronto, University of Toronto Press, 1962. Trad. it.: La galassia Gutemberg. Nascita dell'uomo tipografico. Roma, Armando, 1976.

3) Jedlowsky P.: Storie comuni. Bruno Mondadori, 2000.

4) Galimberti U.: Che fine ha fatto la comunicazione? Io Donna, 17 giugno 1997, p. 138


05-12-2001

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