Pregare per la dopamina
di Francesco D'Alpa
[L'ATEO, 2/2019]
Uffe Schjoedt è un ricercatore danese del Dipartimento di Studi Religiosi dell’Università di Aarhus, interessato a tematiche quali la natura di Dio, il senso dell’esistenza e gli effetti della birra. Fra il 2008 ed il 2009 ha pubblicato (nelle riviste Neuroscience Letters, e Social cognitive ed affective neuroscience due studi sugli effetti della preghiera sui neuromediatori cerebrali, valutati attraverso la risonanza magnetica funzionale, analizzando le scansioni ottenute su di una particolare regione del cervello: il nucleo caudato.
Venti giovani soggetti appartenenti alla Chiesa cristiana danese, praticanti regolarmente la preghiera, sono stati sottoposti a vari compiti (svolti in modalità non verbale ed ad occhi chiusi, ognuno cinque volte per trenta secondi): una preghiera rituale (tipo il Padre Nostro), una preghiera a Dio personalizzata, una supplica a Babbo Natale, la rievocazione di una ninna-nanna, un conta a ritroso da cento a zero.
Le immagini così ottenute hanno mostrato un’attivazione di parte del nucleo caudato, non rilevata in un precedente studio eseguito in soggetti credenti ma che non praticavano regolarmente la preghiera. Secondo Schjoedt ciò induce a pensare che non sia la preghiera di per sé ad attivare questa area del cervello, facente parte del sistema dopaminergico, ma piuttosto la particolare forma di comportamento, formalizzato e ripetitivo. In pratica, la funzione della preghiera non sarebbe quella di influenzare Dio, ma piuttosto quella di modificare la biologia di colui che prega, influenzandone il benessere. Secondo Schjoedt, questa funzione gratificante può essere comparata a quella della birra Carlsberg messa in commercio nel 1847, quattro anni dopo la celebre sentenza di Marx: la religione è l’oppio dei popoli.