GIORGIO ISRAEL, Chi sono i nemici della scienza? Riflessioni su di un disastro educativo e culturale e documenti di malascienza. ISBN 978-88-7180-723-2. Lindau, Torino 2008, pagine 352, € 21,50, brossura
L'ATEO, 1/2017
Di chi è la colpa della crisi della cultura scientifica, di cui tutti si lamentano nel nostro paese? In qualche modo, secondo Israel, della scienza stessa, ridotta a ‘scientismo dozzinale’, nelle due varianti dell’oggettivismo assolutistico e del relativismo tendenzialmente nichilista; frutto indigesto di una ideologia dominante che ha ribaltato il tradizionale schema educativo della scuola italiana, in particolare a livello universitario, demonizzando la cultura umanistica e spezzando il legame che la univa a quella scientifica, all’interno di una visione più generale della natura e dell’uomo. Ma l’analisi di questo acuto polemista (matematico e storico della scienza, docente alla ‘Sapienza’, da poco scomparso), che ad un primo sguardo appare inequivocabilmente ‘di destra’, in realtà è assai più ampia, e non risparmia nessuno schieramento ideologico, politico e sociale.
Egli vede ed analizza in particolare l’involuzione di un sistema educativo che mortifica la teoria e la ricerca di base, in favore dell’apprendimento di ‘tecniche’, e che è divenuto incapace di trasmettere vera ‘conoscenza’. Questa appassionata analisi delle carenze del nostro sistema scolastico è in buona parte condivisibile, e merita una attenta riflessione. Meno condivisibile mi sembra invece il suo addossare la colpa del disastro educativo soprattutto alla cultura militante ‘relativista’, sostanzialmente ‘di sinistra’ degli ultimi decenni, con i suoi alfieri Odifreddi, Giorello, Bellone, Boncinelli e via dicendo; per non parlare dell’UAAR che contrapporrebbe radicalmente la cultura scientifica ad ogni altra forma di conoscenza, inclusa quella veicolata dalla tradizione religiosa, che, per inciso, non avrebbe alcun rapporto con l’antiscienza, né responsabilità per questo declino.